Reflections è un album dal beat graffiato caratterizzato da sonorità che spaziano dal commerciale al concettuale. Nautiluss, attraverso quattro tracce, riesce a differenziarsi mantenendo un iter e una coerenza musicale. L’omogeneità è ciò che sorprende di questo esordio che mescola abilmente beat tribali, campionature industrial e sonorità Deep House grazie ad un comparto opaco, spirituale e profondamente ragionato.
La prima traccia, Odyssey, si apre senza preamboli su un choir che crea subito attenzione nell’ascoltatore. L’attacco del beat entra rapido e si mescola con un iter prevedibile che però viene arricchito da sonorità più ricercate creando una disarmonia che piace. Le suggestioni sono quelle della distopia, della natura embrionale della fantascienza concettuale. Il pezzo si conclude con uno strascico, un sospiro prima del pezzo successivo
Kodama (parola giapponese che indica uno spirito simile alle driadi) si differenzia subito per una maggiore aggressività di suono. La ritmica graffiata e animale corre sul tempo fra suggestioni tribe e sonorità più acquee e riflessive. Nonostante l’odissea della traccia di apertura si sia trasformata, ora, in una corsa frenetica, Nautiluss mantiene il registro iniziale, mostrandoci scenari di foreste lussureggianti dai colori cristallini e freddi, in piena concordanza con il fattore alieno del suono.
La terza traccia, dal titolo Alphaville, abbandona gradualmente le suggestioni tribe in favore di campionamenti vicini all’industrial, fatti di vapore e metallo, un iter ossessivo rotatorio e distorsioni che ne fanno il pezzo più interessante e meno dedito ai compromessi. Alphaville è un’elegante omaggio agli scenari distopici dell’omonimo film di Godard e risulta immediato (e senz’altro voluto) rievocare alla mente immagini in un metallico bianco e nero di un cult visto spesso a notte fonda.
Chiude l’EP Lonely Planet. Nautiluss si lascia alle spalle il caos di Alphaville, eccezion fatta per un beep da radiofaro che sembra segnare una rotta immaginaria. Il pezzo si fa strada verso un crescendo suggestivo accompagnato da una ritmica che scivola. Tutto scorre morbido, sfiorando l’epicità che va a perdersi nell’attacco con un beat di rhodes chords da manuale. Nautiluss soffoca ad intervalli il classico coprendolo con suoni eterei, cosmici. Il beat riaffiora e si immerge di nuovo durante tutta la traccia. Riaffiorando, porta con sé nuove sonorità che ricostruiscono e soddisfano la suggestione iniziale del crescendo. Le rhodes chords rimangono l’unica componente umana fra sonorità aliene ed acquee. Tutto si smorza improvvisamente, in una coda sospirata, frettolosa ma, a suo modo, ragionata.
Reflections è e rimane un’ottima prima prova le cui parole d’ordine sono omogeneità e suggestione. Il registro acqueo ed elegante ammorbidisce un comparto di campionature altrimenti inclini all’aggressività creando dissonanze che risultano paradossalmente armoniche e sono adatte sia al club che all’ascolto individuale. In negativo abbiamo gli stacchi, forse eccessivamente improvvisi per un prodotto di questo tipo, fra una traccia e l’altra e l’ingerenza dei suoni classici della deep house che, appena introdotti, attutiscono la magia di un EP altrimenti profondamente spirituale. I beat più commerciali sono sempre giustificati da una serie di armonie suggestive che suggeriscono immagini cristalline naturali, specchi d’acqua che riverberano la luce di soli sconosciuti.
Un beat di un club perso in un pianeta desolato e vuoto.
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