Contorsioni ambient profondissime mescolate a rullate cattivissime e beat metallici. Un set davvero particolare quello di I Hate Models, e non per tutti.
Piano piano cominciano a sentirsi temperature più primaverili, dove finalmente l’inverno ci sta lasciando. Ma un vento gelido, profondo, oscuro, mistico ed alienante ha pervaso la notte di venerdì in quel di Milano, dove all’ormai “angolo del clubbing cittadino” Dude Club è andata in scena la techno-night Futura, portandosi con sè nientepopodimeno che I Hate Models. L’enfant prodige francese è ormai una stella splendente, fresco fresco di uscite da urlo (ne abbiamo già parlato qui) e di una strepitosa apparizione al Berghain che ha fatto tremare tutti i presenti.
Ad aprirgli le danze Cristian Marras. Un bel nome che gira spesso fra i club di Berlino (città dove risiede) che si sta facendo ben notare nel circus, ma anche in Italia come le sue apparizioni insieme ai ragazzacci di Timeshift a Bologna. Cattivo, rude, senza fronzoli, un pò tamarro forse: ha scaldato per bene le valvole dell’impianto audio del Dude, questo è sicuro.
Dopo di lui, il locale un pò si svuota, La clientela della serata, bisogna dirlo, non era delle migliori: troppa gente fuori contesto. Rimangono davanti alla consolle solo gli intenditori, quelli venuti per il guest. Ed eccolo arrivare, con la bandana sul viso ormai simbolo indelebile di un suono che è solo suo: I Hate Models.
Set davvero particolare, non per tutti. Contorsioni ambient profondissime (di quelle da far chiudere gli occhi sognanti ed alzare le mani al cielo) mescolate a rullate cattivissime e beat metallici, passando per singolari tracks 80’s sparse come prezzemolo per tutto il set. Sul finale, un grande salto sopra un tavolo con paglia in bocca e applausi scroscianti dei presenti.
Davvero un grande guest, un set davvero unico. Forse troppo. Il pubblico non era dei migliori, non totalmente adatto alla line-up della serata e sopratutto ad un set come quello proposto dal producer francese.
Ma per chi era presente, è stata davvero una gran bella esperienza.
Ci si vede alla prossima rumba, in quel di Milano. Sempre sotto cassa, naturalmente.
Words: Matteo Petroni Granata
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