Un tour bollente come l’Etna è partito sabato scorso da Bologna
Stiamo parlando dell’esordio della crew composta dai 3 pezzi da novanta del nuovo rap italiano: Massimo Pericolo, Speranza e Barracano.
Dopo l’uscita di Criminali, il nuovo brano scritto a sei mani, il dream team è atteso a scaldare l’inverno, alternandosi in live singoli e performance corali sui palchi italiani. A partire da quello di sabato 2 novembre all’Estragon di Bologna, la stessa città scelta come data zero da Inoki e Joe Cassano, come ci ha tenuto a ricordare Massimo Pericolo.
Spaccando l’orario, alle 21.30 attacca Barracano, portando sul palco tutta la sua veracità: rappresenta, insieme al suo fratello Speranza, il rap casertano. Aspirante predicatore di una terra dimenticata da dio, felpone rosso e marsupio a tracolla, pochi fronzoli e zero estetica, anche se è l’unico dei 3 a usare massicciamente l’auto-tune. Macina rime con incedere lento ma ingombrante, canta alla mamma e scalda la platea ancora un po’ distratta.
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Anche se il concerto è sold out e il live iniziato da una mezz’ora buona, all’Estragon c’è fin troppo spazio, siamo solo poco più di mille anime e le nuove normative di sicurezza ci fanno sentire soli e preoccupati (come farà un locale a campare ridimensionando così tanto i biglietti da vendere?) e ci vuole una bella dose di carica per scaldarsi.
Allora ci facciamo un po’ più vicini al palco e ci pensa Speranza, attaccando con Manfredi quella che per noi è la performance migliore di questo debutto a tre: divora il palco, con la sua voce ruvida e una fisicità grezza e genuina. Tra una manciata di strofe in casertano e una di rime in francese – del resto è ascoltando il rap d’Oltralpe che si è avvicinato a questo mondo, poi la costanza di Barracano al suo fianco ha fatto il resto, Sirene è il secondo pezzo e conferma le ottime impressioni della nostra prima volta davanti a un suo concerto bolognese nel ben più intimo Freakout club e della seconda, all’Oltre Festival.
Balliamo tutti e la fine arriva troppo in fretta, ma le basi su cui parte Massimo Pericolo sopraggiungono quasi senza soluzione di continuità. É il più atteso e viene accolto con tanto calore, i suoi pezzi si sanno a memoria e lui sul palco è un perfezionista, anche se vuol farci credere il contrario, dicendoci che nell’attesa se ne è bevute troppe e gli tocca far ripartire daccapo la prima base perché le grida sotto il palco gli impediscono di sentire il beat.
E quando attacca con Sabbie d’oro capiamo subito che ha talento da vendere ma con qualche frase politically correct tra una canzone e l’altra ci dimostra di essere anche paraculo al punto giusto, di quelli a cui non si riesce proprio a dire un no. Canta agli amici, al lavoro, al sudore, contro le divise e i party borghesi, maledice qualche troia e lancia un grido che sa di voglia di rivalsa per tutte le province italiane. Soggetti e spunti ricorrenti nel rap italiano, che Massimo Pericolo fa suoi rendendo tutto molto chiaro come i suoi occhioni, pulito, scolpito come il suo corpo tonico, stretto in jeans e t-shirt aderenti.
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Non ha esitazioni, fiato da vendere, è allenato e non sbaglia un colpo nemmeno nei brani più tesi come Cella senza cesso, esattamente come quei fenomeni a cui i talent show ci hanno abituati. Massimo Pericolo ha scontato i suoi errori di adolescente e vive un personale riscatto che non si può che ammirare: allenandosi duro per avere un corpo bello e prestante, una voce cristallina e parole ben scandite per poter tenere perfettamente il palco. Capiamo molto bene la platea sudata di fan impazziti, ma – soprattutto mentre sopportiamo Polo nord, unico pezzo che canta visibilmente, e giustamente, svogliato – continuiamo a preferire la forza rude e dirompente, il timbro sporco, arrabbiato e inconfondibile di chi l’ha preceduto sul palco. É forse per questo che iniziamo a saltare davvero soltanto nell’encore, quando – come da copione – le luci si accendono di nuovo e lo stage inizia a tremare sotto le rime di Barracano, Speranza e Massimo Pericolo tutti insieme. Criminali è violenta come il Vietnam: il nuovo singolo potrebbe riassumere in una strofa lo spirito e la determinazione che unisce questi 3
Non siamo senza cuore, anche la rabbia è un’emozione
Chi cresce senza niente a volte sa quello che vuole
Io non ho catene al collo, ma me le hanno messe altrove
Adesso c’ho gli occhiali nuovi, ma vedo le stesse cose
Gli intenti ci sono, l’energia pure e 7 miliardi, intonata dalla crew sul finale ce lo conferma. Forse il calore del pubblico, le ore di attesa nel backstage e i chilometri che macineranno insieme nei prossimi mesi faranno il resto, facendoli arrivare lontano.
A proposito di chilometri, le prossime date del tour:
8 novembre – Firenze, Viper Theatre
9 novembre – Senigallia (AN), Mamamia
12 novembre – Milano, Alcatraz
16 novembre – Modugno (BA), Demodè Club
21. novembre – Venaria Reale (TO), Concordia
6 dicembre – Padova, Hall
Words: Elena Bertelli // Ph. Richard Giori
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