Milioni di cinesi sono bloccati a casa per l’epidemia di Coronavirus, così club e discoteche di tutto il paese li intrattengono organizzando dei rave in streaming a cui partecipare online
Se tra le conseguenze della diffusione del Coronavirus migliaia tra uomini e donne cinesi sono stati messi in quarantena – e quindi impossibilitati ad uscire di casa – club e locali notturni insieme ai loro artisti hanno iniziato da diverse settimane ad organizzare rave e concerti virtuali su TikTok e su altre piattaforme web, permettendo alle persone in isolamento di fare comunque festa.
Il primo evento del genere è stato il Bedroom Online Cloud Music Festival. È stato organizzato dall’agenzia di ticketing Music Festival RSS ed è stato trasmesso il 31 gennaio su Bilibili, altrimenti noto come “YouTube cinese”. Secondo il ramo asiatico di Vice, l’evento ha avuto un tale successo che ha ispirato molti altri club e discoteche ad organizzare spettacoli simili già sprannominati “cloud rave”. In generale, queste esibizioni sono semplicemente repliche, ma la cosa bella è la possibilità di chattare dal vivo con migliaia di altre persone, eludendo così gli effetti dell’isolamento dovuto alla quarantena del Coronavirus. DJ e locali notturni hanno anche tenuto rave virtuali su Douyin, la versione cinese di TikTok. Le persone del pubblico hanno poi pubblicato i loro video mentre ballavano nelle loro case durante questi rave.
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E se questi show virtuali attirano centinaia di migliaia – nonchè milioni di persone – di conseguenza generano anche un giro di parecchi soldi.
Ad esempio il 9 febbraio, grazie ad alcune ore di streaming live il noto club cinese OneThird (che ha filiali a Pechino e Hangzhou) ha ricevuto quasi 20 milioni di monete TikTok virtuali dagli spettatori, il che equivalgono jnella realtà a circa 150mila euro. In alcuni di questi casi il ricavato è stato raccolto anche per una buona causa: uno show di San Valentino organizzato dai giganti dello shopping online TaoBao e Alibaba ha attirato più di 4 milioni di visualizzazioni e i suoi profitti di oltre 100 mila euro sono stati donati a diverse associazioni di personale medico in prima linea contro l’epidemia di Coronavirus.
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Tutto questo apre comunque un altro interrogativo: nell’era digitale in cui le nuove generazioni – complici soprattutto i social network – sono sempre più connesse, accusando così una dipendenza da relazioni virtuali a scapito di quelle “faccia a faccia”, è forse questo l’inizio di una nuova trasformazione del clubbing e del modo di usufruire della musica in quelli che a tutt’oggi sono “spazi condivisi” come il dancefloor di un normalissimo club? Certo vale comunque la pena ricordare che solo negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a più di un cambiamento significativo in quella che è sempre stata la normale fruizione musicale. Da myspace a spotify, dalla crisi delle discoteche ai grandi eventi organizzati, che la stessa evoluzione accaduta nell’ambito del gaming online non stia per accadere anche alla club culture? Probabilmente è ancora presto per dirlo, tuttavia è comunque impossibile non considerarlo come il tassello iniziale di un cambiamento epocale.
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